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Il farmaco che sospende la pubertà è nell'SSn: per i giuristi è pericoloso

Medicina Interna Redazione DottNet | 06/03/2019 12:14

Centro Studi Livatino, mancano studi clinici a lungo termine

 La molecola triptorelina, il farmaco che 'sospende' la pubertà, usato nei bambini e negli adolescenti con disforia di genere, la patologia per cui non ci si riconosce nel sesso di nascita, è stata inserita fra i medicinali erogabili a carico del Servizio sanitario nazionale. Lo attesta la Gazzetta ufficiale del 2 marzo che riferisce come con la Determina del 25 febbraio 2019 "il farmaco è erogabile a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale in casi selezionati in cui la pubertà sia incongruente con l'identità di genere (disforia di genere), con diagnosi confermata da una equipe multidisciplinare e specialistica e in cui l'assistenza psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica non sia risolutiva".

Il centro Studi Livatino (di cui fanno parte magistrati, docenti universitari e avvocati e che studia temi riguardanti come il diritto alla vita, la famiglia e la libertà religiosa) ricorda come, nel novembre scorso, dopo aver svolto un workshop a più voci sul tema, avevano inviato ad AIFA una lettera contenente una serie di riserve sul farmaco che, somministrato ad adolescenti affetti da Disforia di Genere (DG), provoca loro un blocco temporaneo (fino a un massimo di qualche anno) dello sviluppo puberale, con l'ipotesi che ciò 'alleggerisca' in qualche modo il 'percorso di definizione della loro identità di genere'.  "Oggi ribadiamo che - spiega il Centro Livatino - il farmaco viene immesso nell'elenco del SSN in carenza di studi clinici e di follow-up a lungo termine". Secondo il Cento Studi "è alto il rischio, adoperando la TRP per bloccare la pubertà fino a 4 anni circa, dai 12 ai 16 anni d'età, di indurre farmacologicamente un disallineamento fra lo sviluppo fisico e quello cognitivo del minore; inoltre, non esistono evidenze sull'effettivo pieno ripristino della fertilità nel caso di desistenza dal trattamento e di permanenza nel sesso di appartenenza".

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"Resta inoltre sospesa la questione del consenso all'uso del farmaco, vista la scarsa consapevolezza di adolescenti e preadolescenti circa le proprie potenzialità procreative". "Premesso poi che la capacità di agire viene raggiunta al compimento della maggiore età - prosegue il Centro Livatino - come faranno i medici a garantire che il consenso di un pre-adolescente sia 'libero e volontario'?". Da ultimo il centro Livatino solleva criticamente la questione sul fatto che fra i poteri di AIFA rientri quello di affrontare e risolvere questioni che coinvolgono beni di rilievo costituzionale. "Per questo chiediamo al Governo e al Parlamento se condividono che una materia talmente delicata, che coinvolge i minori e la salute, sia lasciata a scelte meramente amministrative" conclude.

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